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La Serpe d’Oro canta due secoli di lotta di classe

Concerto politicamente suicida,
musicalmente edipico
e, dunque, esteticamente incontestabile

di e con Igor Vazzaz Fabio Bartolomei
rielaborazioni testuali Igor Vazzaz
in scena Igor Vazzaz (voce e chitarre), Fabio Bartolomei (voce e suoni vari)

ulteriori ed eventuali complici Jacopo Crezzini (contrabbasso) e Luca Giovacchini (chitarre)
produzione La Serpe d’Oro

Un viaggio tra storia e memoria, dove le diverse forme di passato (mitico, cronistico, individuale, collettivo) si sovrappongono, mescolandosi, alla ricerca di un senso per lo spaesamento presente.
 
Il tempo non esiste, refrain un po’ cialtrone rimasticato dalle performance divulgative del fisico Carlo Rovelli, rappresenta l’appiglio per legare fatti e parole che sembrano vicini, ma sono lontanissimi; suonano distanti, ma sono prossimi, praticamente sotto pelle.
E così, i fatti della Bussola (31 dicembre 1968), innesco periferico ma irrinunciabile per quelli che furono gli anni Settanta italiani, sono il fulcro orbitale d’una performance che spazia dai canti risorgimentali a quelli del Nuovo Canzoniere Pisano, mettendo in relazione i Gufi e Bob Dylan, Pino Masi e Giorgio Gaber,
tra morti di ieri (Franco Serantini), dell’altro ieri (Carlo Giuliani) e di oggi.
Quelle parole, anche le più estreme e violente,
per chi canta hanno ancora senso, cittadinanza, ragione,
ma proporle oggi, a cinquant’anni e più dalla loro scrittura e dal loro grido, non è, né può essere,
operazione neutra.

Durata: 1h30′ senza intervallo

 

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